47 Ronin

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George Soulié de Morant

47 RONIN

Titolo originale: Les 47 rônins. Le trésor des loyaux samouraïs

Bur Rizzoli, 2014

Pag.160, euro 18,00

ISBN 9788817071543

 


A Tōkyō, nelle vicinanze della stazione Shinagawa, sorge un piccolo tempio, denominato Sengakuji. Ancora oggi può capitare di vedere gruppi di persone intente a tributare omaggio a una serie di tombe, ospitate nel suo perimetro, accendendo un bastoncino d’incenso. Qui sono infatti sepolti i quarantasette samurai più celebri della storia del Giappone, che trovarono la morte nel 1703. Sono trascorsi oltre tre secoli, ma il 14 dicembre – il giorno della loro celebre vendetta – rappresenta ancora una ricorrenza affollata, che attira migliaia di visitatori da tutto il Giappone.
 

Le peripezie dei quarantasette rōnin (letteralmente, uomini che galleggiano portati dalle onde) - samurai erranti che hanno perduto il proprio signore e il proprio feudo di appartenenza – è uno dei pilastri della cultura popolare giapponese. Una storia che riesce a sintetizzare mirabilmente il concetto di eroismo, di rispetto, di onore e di lealtà secondo le regole del Bushidō, la via del samurai che ha permeato anche la visione del mondo del popolo giapponese. George Soulié de Morant (1878-1955), diplomatico francese e sinologo, celebre soprattutto per la sua opera di diffusione dell’agopuntura in Occidente, con il libro 47 rōnin realizza un’incursione nella cultura giapponese; seleziona vari testi della tradizione nipponica dedicati alle loro eroiche gesta e ci propone un racconto unico e di facile lettura.

Tokugawa Tsunayoshi (1646-1709) Chi erano i quarantasette rōnin? La loro saga è basata su una vicenda storica realmente accaduta. Durante lo shogunato di Tokugawa Tsunayoshi (1646-1709), viene chiesto a due daimyō di accogliere una delegazione imperiale durante la sua visita a Edo, all’epoca sede dello shōgun. Il maestro di cerimonie incaricato era  Kira Yoshinaka, dipinto come un essere spregevole, avido e interessato solo al proprio tornaconto. Uno dei due daimyō, Asano Takumi-no-kami Naganori, finisce subito in cattiva luce, per la scarso gradimento dei doni da lui offerti, e diventa bersaglio di una serie di critiche e sgarbi. In un momento di rabbia, Asano sfodera la spada e procura una leggera ferita al volto al suo tormentatore. Ma il suo gesto è ritenuto un oltraggio all’etichetta shogunale, che vieta l’uso delle armi negli spazi del palazzo. La punizione non tarda ad arrivare: il giovane daimyō è costretto al seppuku - il suicidio rituale - il suo feudo di Akō (nel libro di Soulié de Morant, è citato come Enya) viene confiscato e i suoi samurai diventano rōnin.

Il vassallo più alto di grado, Ōishi Kuranosuke, giudica ingiusta ed eccessiva la punizione subita dal suo signore, provocato da Kira, e trama la vendetta. Quarantasei dei trecentoventi samurai di Asano risponderanno all’appello. Come racconta Soulié de Morant, uccidere un personaggio di spicco come Kira non sarà facile. I quarantasette rōnin ci metteranno oltre un anno a mettere a punto il loro piano, impiegando ogni astuzia. E alla fine riusciranno nel loro intento. Ma la breve gloria di cui godranno reca in sé il germe della morte: l’omicidio di un alto dignitario come Kira non può restare impunito.

I quarantasette valorosi incontreranno la morte che già avevano messo in conto. Tutti, tranne uno: Terasaka Kichiemon, il più giovane di loro, lasciato in vita per tributare i giusti onori funebri, compito che solo un valoroso era degno di assolvere.

La storia dei quarantasette rōnin ha ispirato racconti, opere di teatro kabuki e bunraku, film e produzioni televisive giapponesi, un autentico filone denominato Chūshingura – Tesoro dei leali vassalli. L’ultimo arrivato è il film hollywoodiano 47 rōnin di Carl Rinsch, un fantasy che trae ispirazione dalla vicenda dei samurai di Akō, ma se ne discosta ampiamente, anche per lasciare il ruolo di primattore a Keanu Reeves, che incarna un personaggio di finzione, un samurai mezzosangue che entra a far parte del gruppo dei quarantasette. In coincidenza con l’uscita del film, nello scorso marzo, Bur ha riproposto ai lettori italiani il libro di George Soulié de Morant (pubblicato anche da Luni, nel 2013). La saga dei 47 rōnin ha ampiamente colpito anche l’immaginario occidentale. Oltre a Soulié de Morant, è possibile trovare numerose trascrizioni romanzate in lingua inglese (per esempio, The Ronin di William Dale Jennings, oppure The 47 Ronin Story di John Allyn).comunque sulle fonti scelte dell’autore.

Il libro ha il merito di trasmettere una visione più corretta rispetto al film sull’evento storico, basata  L’epopea dei quarantasette valorosi ha avuto così tante declinazioni che è difficile definire in dettaglio la verità dei fatti. Unico appunto, l’assenza di un glossario dei termini giapponesi per facilitare la comprensione, sempre utile se si ritiene che il libro non sia per forza destinato a un pubblico di appassionati e studiosi del Giappone.  

 

 Maria Tatsos

Recensore: 
Maria Tatsos
Area: 
Giappone
Data pubblicazione: 
21/10/2014