Ukiyo-e e francobolli

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Fasi di intaglio di un blocco ligneo per la realizzazione di ukiyo-e
articolo di Andrea Marnati

Bellezze che non fluttuano

Le stampe giapponesi: un interesse collezionistico che in Occidente si può dire arrivato e poi esploso insieme a quello per i francobolli, potente come una romanza della Madama Butterfly.

Per chi maneggia francobolli giapponesi, per lavoro o per passione, sono una vecchia conoscenza anche se connotata da valenze collezionistiche non solo dentellate: parliamo delle antiche stampe giapponesi, un articolo da collezionismo che vanta un prestigio come una delle forme artistiche più celebri e raffinate della cultura del Sol Levante. Una saga di elevato livello artistico con alle spalle almeno due secoli di storia, approdata a una ribalta mondiale nel 1867 con la “prima” internazionale del Giappone all’Esposizione universale di Parigi di quell’anno. L’evento coincise in Occidente con l’ingresso di nuovi mondi, anche estetici, a poco più di un decennio dalla fine di un lungo e autoimposto isolamento del Paese grazie al commodoro statunitense Matthew Perry che, con le sue navi, “sdoganò” il Giappone nel 1853.
Da quel momento, soprattutto in Francia, si sviluppò un forte interesse per le nuove sensibilità e rappresentazioni giunte da Oriente e per i relativi moduli stilistici, dall’arte più elevata agli arredi, facendo scaturire una vera moda che ebbe influenze su di- verse traiettorie. Il cosiddetto giapponismo – dal francese japonisme, termine usato per la prima volta dal critico d’arte Philippe Burty nel 1873 – fu un fenomeno mondiale che si protrasse per almeno un cinquantennio fino agli anni Venti del ‘900, dal punto di vista estetico influenzando in Occidente intellettuali e artisti: dalle correnti impressioniste e post impressioniste, al liberty, all’art nouveau. A livello di consumi, fu soprattutto la ricca borghesia internazionale ad alimentare la circolazione di oggetti d’arte nipponici che divennero un orpello à la page dell’epoca con un ruolo di spessore proprio riservato alle stampe; queste iniziarono a raggiungere i mercati esteri arrotolate nelle ceramiche e porcellane importate dal Giappone.

Ritratto dello scrittore Emile Zola
Ritratto dello scrittore Emile Zola, opera di Éduard Manet del 1868.
Sullo sfondo della stanza si nota una stampa giapponese appesa

Nel Paese del Sol Levante la storia inizia con il periodo di Edo (convenzionalmente incluso tra il 1603 e il 1868) quando localmente, soprattutto in centri urbani come Edo (oggi Tokyo), Osaka e Kyoto, si affermò una classe emergente protagonista di un’impetuosa affermazione sociale. Le venne dato il nome di ukiyo, il mondo fluttuante, con riferimento all’intreccio di dinamiche e contenuti di costume all’insegna di un nuovo fervore. Queste influenze modellarono stili di vita ed estetici con riflessi anche su beni accessori come furono appunto le stampe; vennero chiamate ukiyo-e (immagini del mondo fluttuante) e permisero una produzione, di fatto sostanzialmente artigianale ma nello stesso tempo in serie, di immagini artistiche che supplirono alle più costose opere uniche come i quadri veri e propri.

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Area: 
Giappone
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