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TESSUTI D’ASIA: TRADIZIONI IN DIVENIRE - convegno 3-4 marzo 2023

“Novelty Longevity DuRuMaGi”, opera dell’artista coreana Chunghie Lee

Convegno a cura del Centro di Cultura Italia-Asia, in collaborazione con MUDEC Museo delle Culture, Milano

 

INGRESSO GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA  (clicca qui per iscriverti)
 

Nel corso del convegno si introdurrà il tema delle tradizioni tessili in diversi ambiti e paesi asiatici con una riflessione su condizioni che influiscono sulla trasformazione di tecniche, usi e simboli. Il tessuto parte integrante della cultura locale non è un elemento statico ma dinamico, essendo soggetto a cambiamenti per ragioni sociali, economiche e di gusto. Si concentrerà l'attenzione su alcuni specifici esempi.

Questi gli interventi previsti nell’arco delle due giornate:

Tradizioni tessili e nuovi linguaggi. Storie di ibridazioni culturali in Asia: 1)Fiber art, 2) design del tessuto e moda - Lucia Lapone

Quando una tecnica tradizionale e un approccio contemporaneo si incontrano, danno vita ad un nuovo linguaggio. Il processo può essere frutto, ad esempio, di un’urgenza di tipo artistico, di mutamenti sociali dovuti a elementi esterni, della necessità di un gruppo di artigiani di salvaguardare la propria tradizione, o ancora, di un progetto che coinvolge persone con disabilità mentali. Verranno presentati casi di artisti e designer provenienti da diversi paesi dell’Asia, che hanno come denominatore comune il vivere e lavorare nel loro paese di nascita, a contatto e in collaborazione con le maestranze locali. Una profonda conoscenza delle tecniche tradizionali unita ad uno sguardo non convenzionale e originale sono alla base di queste esperienze. L’intervento si dividerà in due parti: una dedicata alla “Fiber Art” e una a “Moda e textile design”, in un percorso ideale che va dall' Azerbaijan al Giappone.

Lucia Lapone : Designer tessile e Fiber Artist; Diplomata in Design di Moda e del Tessuto presso l’Istituto Europeo di Design di Milano; in Lingua Cinese ed in Lingua Araba presso l’IsMEO di Milano. Dal 2009 fa parte di World Shibori Network, associazione che ricerca e promuove le tradizioni tessili dell’Asia. Nel 2016/17 ha preso parte ad un progetto in collaborazione con un gruppo di creativi e professionisti di Arimatsu (Nagoya), per la diffusione della conoscenza dello shibori, attraverso una sua rivisitazione in chiave moderna. Nell’ottobre 2018 si è svolta a Milano una mostra personale dal titolo “SHIBORI - forme, segni e tracce su tessuto”, patrocinata dal Consolato Generale del Giappone a Milano, dal Centro di Cultura Italia Asia, dal Centro di Cultura Giapponese di Milano e da World Shibori Network. Ha preso parte ai due convegni precedenti organizzati dal Centro di Cultura Italia-Asia, in collaborazione con il Mudec di Milano, sul tema dei tessuti asiatici: nel 2019 con un intervento dal titolo “Arimatsu Narumi shibori: 400 anni di innovazioni” e nel 2021, insieme a Susanna Marino, ha presentato l’intervento “Tsutsumi no bunka: funzionalità e linguaggio simbolico in quattro icone della tradizione tessile giapponese”.

Ricami pakistani ed esemplari nel MUDEC - Paola Manfredi

I ricami delle diverse province del Pakistan sono sorprendenti per la varietà di stili e tecniche. Profondamente radicati nel contesto sociale, i tessuti ricamati hanno un importante significato culturale e sociale: funzionali o decorativi, nell’abbigliamento erano innanzi tutto espressione identitaria di appartenenza tribale, decoravano gli innumerevoli accessori d’uso quotidiano ed erano offerti ritualmente in occasione di occasioni importanti, sui tessuti per la decorazione delle abitazioni, i tessuti ricamati erano talismani che proteggevano la famiglia, ma spesso anche gli animali domestici, dalla sventura. I tessuti ricamati del Pakistan sono espressione della raffinata sensibilità e creatività delle donne, parlano nel linguaggio codificato dei colori, delle forme e dei simboli, organizzati in sequenze ritmiche uniche, raccontano storie di vita dell'artigiana e della sua comunità, passate e presenti. I ricami erano e sono tuttora una firma di identità dell’individuo e della comunità di appartenenza. Il Mudec ha ricevuto in donazione alcuni esemplari di particolare pregio che costituiranno il filo conduttore della presentazione, mettendo in evidenza le conoscenze tradizionali e il contesto culturale e sociale che esprimono, un mondo femminile complesso, vivido e colorato. Fra i tessuti ricevuti, vi sono i ralli, tipici patchwork realizzati con i tessuti scartati: una pratica senza tempo di riciclaggio e rivalorizzazione di stoffe consunte, a cui si da una nuova vita attraverso meravigliosi manufatti.

Paola Manfredi: con un background universitario di studi etnologici a Parigi presso l’EHESC (Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales), si trasferisce nell’Asia del Sud (India, Bangladesh e brevemente in Pakistan) all’inizio degli anni ‘80 dove ha vissuto per oltre trent’anni e dove continua a recarsi per studi e consulenze. Appassionata di tessuti e ricami tradizionali, di cui l’India è tutt’ora ricchissima, ne approfondisce la conoscenza lavorando con maestri artigiani. Le problematiche relative alla preservazione di antichi saperi, alla loro sostenibilità nel contesto della società contemporanea, indiana o internazionale, le tensioni fra tradizione ed innovazione sono state centrali durante gli anni di ricerca e di interazione con il mondo dell’artigianato indiano d’eccellenza. La documentazione di tecniche e tradizioni di ricami e di manufatti di grande qualità è stata da lei elaborata in molteplici articoli apparsi su riviste o pubblicazioni o durante comunicazioni presentate a convegni internazionali. Il suo libro riccamente illustrato “Chikankari, a Lucknawi Tradition”, frutto di una ricerca durata vari anni, è stato recentemente pubblicato in India ( New Delhi: Nyiogi Books, 2017. p 254), ottenendo un grande successo. E' associata al World Crafts Council-Asia Pacific Region dagli anni ’90.

Tecnica del Batik, motivi predominanti e uso in Indonesia - Bruno Gentili

Il batik è una tecnica di tintura a riserva usata per decorare i tessuti, un metodo di tintura selettiva, che procede per fasi successive di applicazioni di cera su aree predefinite del tessuto, poi tinto ad ogni passaggio con un diverso colore, ottenendo al termine del lungo processo la decorazione voluta. In Indonesia le decorazioni batik si suddividono in alcuni importanti famiglie differenziate tra loro, createsi nel corso dei secoli, legate sia alle differenti tradizioni estetiche territoriali, sia alle diverse culture e committenze locali. Alcune famiglie di decorazioni rivelano un’affinità con il gusto occidentale importato dagli olandesi oppure a quello cinese, derivato da immigrazioni secolari dalla Cina, infine a quello giapponese legato all’espansione del Giappone negli anni ’30-40. Il batik trova in Indonesia e in molti paesi vicini un largo impiego tradizionale nell’abbigliamento e nell’arredo, arrivando a influenzare il gusto e la curiosità “esotizzante” del mondo occidentale e contemporaneo in generale.

Bruno Gentili: Studi di Storia Economica, di Filosofia del ‘900 e di Storia dell’arte. Consulente - ex dirigente d’azienda in una multinazionale. Collezionista di testimonianze di arte e manufatti provenienti da diverse aree del mondo asiatico. Studioso delle culture del Sud Est asiatico e dell’Himalaya. Ha curato/organizzato alcune mostre e conferenze presso istituzioni culturali italiane ed europee. Socio del “Centro di Cultura Italia Asia”

Lampung Imagery, Textile Iconography of Sumatra - Thomas Murray

The Lampung District in Sumatra is home to the most celebrated textile tradition of the Indonesian Archipelago. This is an area known at its core for ancient Austronesian megaliths, Bronze Age decorative influences, and the great cultural impulse of the Buddhist/Hindu state of Srivijaya. A millennium ago, there also washed upon its shores a cosmopolitan world of ideas and trade goods from China, India, Arabia, and Europe in exchange for prized Lampung pepper. From this we witness a cultural and aesthetic hybridization at its most fertile, both esoteric and compellingly beautiful, but not widely understood. This lecture will shed some light on this topic through an examination of the ritual cloth of the area. It will review all of the major weaving and dyeing artistic expressions, including the famed supplementary weft palepai and tampan ship cloths; initiation sarongs, with their richly embroidered boat and ancestor iconography; tapis; lampit mats patterned by burning; and the mysterious weft ikat bidak ritual cloths, with their small bird and deer motifs. The speaker will present original research, demonstrating some very early dating of certain special cloths and insights gained from radiocarbon testing. Lampung textiles will be contextualized as part of a greater Southeast Asian textile heritage, including comparative woven structures and iconography from the mainland, Borneo, and some of the outer islands of Indonesia.

Thomas Murray: is a private dealer of Asian and tribal art with an emphasis on Indonesian sculpture and textiles and Indian printed trade cloths from the 13th–18th centuries. A contributing editor to Hali for more than 20 years, he serves as its in-house expert on ethnographic textiles, and has been featured in more than 45 publications. Murray is past president of the Antique Tribal Art Dealers Association (ATADA), and more recently became a member of President Obama's Cultural Property Advisory Committee, about which Obama has said, "This dedicated individual brings a wealth of experience and talent to his new role, and I am proud to have him serve in the months and years to come."

Tutto scorre, tutto si trasforma. Patrimonio Tessile dell’Awadh - Sushama Swarup

“Tutto scorre, tutto si traforma” diceva Eraclito. L'espressione greca ‘Panta Rei’ significa letteralmente “tutto scorre” ed esprime un concetto molto bello seppur complesso, quello del divenire oppure un mutamento continuo. I tessuti sono l'espressione dei gusti contemporanei della società, delle preferenze, delle tendenze e degli stili. Comprendere il mondo del tessile indiano e la sua evoluzione diventa ancora più interessante se visto attraverso la lente della storia e dei suoi eventi e momenti significativi che sono intrecciati tra di loro. Parlerò del patrimonio tessile dell’Awadh, l'attuale stato dell'Uttar Pradesh nel nord dell'India. Ho cercato di collegare date ed eventi alle tradizioni e all'evoluzione di costumi, tessuti, colori, motivi e ornamenti splendidi e intricati, dal diciottesimo secolo fino al dominio coloniale nel diciannovesimo e ventesimo secolo. Vedremo anche come le trasformazioni e ibridazione hanno incorporato nuove tendenze e nuove linee creative che rispecchino la vecchia eredità nella moda contemporanea.

Sushama Swarup: psicologa, studiosa e collezionista, ha visitato per i suoi interessi storico-artistici e archeologici molti paesi del mondo. Ha pubblicato svariati articoli su riviste specialistiche, ha collaborato con enti culturali e tenuto cicli di incontri e conferenze presso istituzioni accademiche.Fondatrice dell’associazione culturale indiano, ‘Indian Association of Northern Italy’, nata nel 1982 con lo scopo di far conoscere la cultura indiana in Italia.Autrice del libro ‘Costumes and Textiles of Awadh’, curatrice di diverse mostre sul tema nei sedi prestigiosi incluso EXPO2015 rappresentando l”India.

Le metamorfosi del kimono: alcuni esempi di innovazioni dettate da mode o da pressioni sociali. Kimono di propaganda - Susanna Marino

Al giorno d’oggi siamo abituati a indossare T-shirt o accessori che sponsorizzano un marchio o un evento, ma questa ‘moda’ di rappresentazione incentrata su simboli di propaganda era già presente in Giappone a partire dalla fine del XIX secolo. Confezionati e consumati in relazione a particolari circostanze o eventi, questi tessuti – perlopiù kimono e haori, ma non solo – si trasformano in messaggi, galvanizzando l’attenzione e l’entusiasmo popolare intorno a simboli militari o modernisti, segno di quel ‘nuovo Giappone’ che si sta affacciando al resto del mondo. Fiori, animali, tinte variopinte e delicati intrighi di linee sinuose ed eleganti lasciano così il posto a espressioni di modernità – treni, grattacieli – e di contemporaneità – aerei e navi da guerra – presentandoci un aspetto poco noto dei tessili nipponici.

Susanna Marino: docente di Istituzioni di Cultura giapponese presso l’Università Bicocca di Milano– Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione – e di lingua giapponese presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici Loria – Umanitaria di Milan. Ha lavorato per curatela delle mostre “Riflessi: incontri ad arte tra Oriente e Occidente”, presso il Museo Popoli e Culture di Milano, marzo-giugno 2009, e “Un viaggio virtuale nel mondo del kimono” in occasione del Festival Immagimondo, presso il Palazzo delle Paure, Lecco, dicembre 2012. Ha tenuto conferenze sul tema: “Il kimono: arte del vestire o vestire con arte?”, con vestizione del kimono a cura della maestra Hoashi Tomoko, al Museo Bagatti Valsecchi; “Il kimono scopre se stesso”, evento collaterale alla mostra “Alla scoperta del Giappone: fotografia della Scuola diYokohama”, alla Fondazione Mathalon; “La ricerca dell’identità: wafuku, yōfuku e la ‘giapponesizzazione’ dei costumi Meiji e Taishō (XIX-XX secolo)”, al Polo di Mediazione linguistica e culturale dell’Università Statale. È autrice di diversi articoli, saggi e collaborazioni con case editrici. Tra le varie pubblicazioni: Shōsōingire: ispirazioni continentali e creatività indigena, in “La cultura del periodo Nara”, ed.Franco Angeli, Milano, 2012; Motivi decorativi sui tessuti ainu e iconografia dei manufatti a confronto in “Identità e storia dei tessuti d’Asia”, Centro di Cultura Italia Asia, Milano, 2020 e Tsutsumi no bunka: funzionalità e linguaggio simbolico in quattro icone della tradizione tessile giapponese (co-autrice Lucia Lapone) in “Il linguaggio nascosto dei tessuti d’Asia”, Centro di Cultura Italia Asia, Milano, 2022. Presidente del Centro di Cultura Italia-Asia.

Longyi birmani: costume di identità etnica e sua evoluzione nel tempo - Rosella Morelli

Gli abiti usati dalla corte birmana fino al 1885 erano soggetti a codici stabiliti e le leggi sontuarie esistenti avevano codificato l’abbigliamento secondo precise fasce gerarchiche. Sotto gli inglesi cambiarono velocemente molti aspetti delle tradizioni birmane e anche nell’abbigliamento si diedero cambi sostanziali. Testimonianze di questo percorso del costume si trovano in stampe e foto d'epoca, molte scattate da Felice Beato che dopo il 1896 aprì uno studio a Mandalay. Nel corso degli anni il costume tipico birmano ha avuto trasformazioni significative con modernizzazione di stili e cambio di decorazioni e materiali. I cambiamenti, avvenuti nel corso degli anni, sono particolarmente evidenti nei Bamar, il gruppo prevalente della popolazione, che si è avvicinato sempre più allo stile occidentale, ma anche nei costumi delle diverse etnie, ognuna con uno stile di abbigliamento specifico e caratteristico, si è passati a indumenti più semplici e pratici. Ciò nonostante, pur con profonde semplificazioni, si ritrovano e si usano ancora tessuti con le caratteristiche decorative che permettono di identificarli per la loro appartenenza a un gruppo etnico specifico.

Rosella Morelli: risiede per motivi di lavoro in paesi del Centro America e per dieci anni in Asia, in Birmania e Bangladesh. Interessata alle tradizioni tessili di diversi gruppi etnici, ha avuto modo di conoscere i costumi così come le persone direttamente coinvolte nel mondo tessile locale. In Bangladesh nel 2005 è tra le curatrici della mostra “Embroidery and Laces”, all'Ambasciata Italiana e nel 2006 crea con altre esperte il “Textile Study Group”. Ha partecipato a seminari e incontri su temi relazionati alle culture asiatiche. Nel 2013 al simposio su “Endangered Textile Traditions” allo SOAS di Londra presenta “Khumi, Khami and Mro textiles of Burma”. Nel 2019 coordina l'organizzazione del convegno “Identità e storia dei tessuti d’Asia” al Museo delle Culture, cui partecipa presentando tessuti di gruppi etnici del Myanmar. Nel 2021 partecipa al convegno "Il linguaggio nascosto dei tessuti d’Asia” con due presentazioni. E’ consigliere del “Centro di Cultura Italia-Asia”.

Tessuti ikat e chiné dal Settecento al Novecento: una tintura a riserva tra Oriente e Occidente - Francina Chiara

La relazione verterà su una tecnica decorativa dei tessuti che, nata in Oriente in tempi antichi, si impose in Europa dalla seconda metà del Settecento, contribuendo a veicolare una nuova estetica. Attraverso esempi tratti da collezioni pubbliche e private, compresa quelle del Museo delle Culture di Milano, l’intervento, oltre a mettere a fuoco la peculiarità di questo processo di tintura, si muoverà tra i due spazi geografici, circoscrivendo alcune aree geografiche e range temporali per procedere al confronto delle disegnature impiegate, in cui si rispecchiano universi culturali diversi e affascinanti.

Francina Chiara: diplomata al Setificio di Como, si è laureata in Storia Moderna alla Università Statale di Milano e perfezionata in Storia delle Arti Minori all’Università Cattolica di Milano. Dal 1995 al 2016 ha lavorato alla Fondazione Antonio Ratti di Como (FAR), dal 2006 come curatore delle collezioni tessili. Dal 2017 è freelance negli ambiti: docenza accademica, curatela e ricerca. Insegna Storia e linguaggi della Moda e Storia dei tessili all'Università Cattolica di Brescia e Milano. Ha catalogato tessuti del Castello Sforzesco e del Mudec di Milano; è consulente della Diocesi di Como per il patrimonio tessile. Ha curato mostre e cataloghi, è autrice di saggi, è relatrice in congressi nazionali e internazionali sui temi: archivi e collezionismo, storia del tessuto e della moda. E' membro del Centre Internazionale d'Etude des Textiles Anciens (CIETA), del Centro Speciale di Scienze e Simbolica dei Beni Culturali dell'Università dell'Insubria, dell'History Culture Professional Committee dell'International Silk Union.

Presentazione pezzi in esposizione - Bruno Gentili
500 Years of Textile Custodianship in the Indonesian Archipelago: Historic Indigenous Preservation Practices and Current Perspectives - Kristal Hale

Indonesian textiles were often used in tradition ceremonies at births, marriages, funerary rites associated with ancestor veneration. With improved radiocarbon testing methods, it has now been clearly established that some of these cloths date from as early as the 14th century, contradicting earlier assumptions that textiles cannot survive for longer than a century in so near to the equator. How is this possible? Textiles are famously vulnerable to environmental extremes in the form of humidity, temperature fluctuations and light irradiation and as such, the archipelago of Indonesia seems an unlikely place for the preservation of historic organic material. However, in local communities and villages, indigenous customary law, adat, includes the care of sacred heirloom textiles. These revelations also indicate that there is much we can learn about, and from traditional approaches to textile preservation. In addition, as state-run museums and preservation offices in Indonesia increasingly take on the role of guardians of Indonesia’s textile heritage, they face significant challenges in how best to conserve this important cultural heritage. During this talk, the history of conservation in the region and the definition of ‘heritage’ objects will be discussed along with two distinct conservation scenarios: textiles conserved ‘in the field’ by local communities, versus those held in museums. The selective adaptation of tangible and intangible traditional methods of cleaning and preservation by indigenous custom museums will be discussed. The adoption of traditional preservation techniques in contemporary museums offers a means of effectively dealing with textile conservation challenges in hot and humid climates and under budgetary constraints.

Kristal Hale: Si è laureata alla Abegg Stiftung e all'Università di Scienze Applicate di Berna specializzata nella conservazione dei tessuti ed è stata al Metropolitan Museum negli ultimi 2 anni con una Mellon Fellowship. Oltre a studiare analisi tecnica della tessitura presso il Centre International d'Etude des Textiles Anciens (CIETA) di Lione, in Francia, ha anche completato i corsi di certificazione presso la Royal School of Needlework di Hampton Court Palace, Londra. Ha una doppia specializzazione in Storia dell'Arte e Studio Art, con enfasi sulla tessitura, laureandosi con lode alla San Francisco State University. Attualmente tiene un corso di conservazione dei tessuti al Museo Nazionale di Tessili a Giacarta.

Durante i due giorni del convegno saranno esposti in sala alcuni manufatti tessili, oggetto dei vari interventi.

Venerdì 3 e Sabato 4 marzo 2023

Spazio delle Culture “Khaled al-Asaad”

 

Orari

venerdì 10:00-12:40 / 14:00-17:00

sabato  10:00-12:40 / 14:00-16:30

 

Data: 
Venerdì, 3. Marzo 2023 - 9:30
Sede: 
MUDEC (Museo delle Culture), Via Tortona 56, Milano
Relatori: 
Francina Chiara, Bruno Gentili, Kristal Hale, Lucia Lapone, Paola Manfredi, Susanna Marino, Rosella Morelli, Thomas Murray, Sushama Swarup
Area: 
Asia generale
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