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Ricordo di Giancarla Sandri Fioroni

Il mio amico I CHING
Il mio amico I CHING (2007)
Si tratta, come dice l’autrice, di un testo esplicativo dell’uso, assai vario e complesso, dell’I Ching applicabile a tutte le situazioni umane di ieri come di oggi. Un primo sforzo è necessario in quanto l’uso dell’I Ching può sembrare enigmatico e persino, a volte, contraddittorio ma.…è – come dice la tradizione cinese – la Via del Cielo e non una forma religiosa.

Giancarla Sandri Fioroni è nata a Milano dove ha lavorato per molti anni.
Ancora giovanissima ha cominciato a viaggiare non da turista, ma come ricercatrice di itinerari storici-culturali, dando ampio spazio all'osservazione degli usi e dei costumi dei popoli incontrati.
Titolare della cattedra di Lingua e Cultura Giapponese presso l’ex-ISMEO (Istituto per il medio ed Estremo Oriente) di Milano, Perito del Giudice e interprete.
Ha conseguito in Giappone il titolo di "Istruttore della Lingua Giapponese".
È stata pure insignita della cattedra di Lingua e Cultura Cinese presso la Civica Scuola di Lingue Orientali domiciliata presso l'Università Statale di Milano.
Ha concluso il suo iter accademico presso l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo" ove ha speso diversi anni istituendo convegni, incontri e seminari anche con professori giapponesi creando un'attenzione sull'Asia e particolarmente sull'Estremo Oriente.
Oggi esiste nella Facoltà di Lingue e Letterature Straniere il Centro Lingue e Civiltà Orientali per giapponese, cinese ed arabo.

È stata tra i soci fondatori del Centro di Cultura Italia-Asia.

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Vanna Scolari Ghiringhelli ricorda ...

Ero segretaria dell’IsMEO/IsIAO da anni quando è arrivata Giancarla. Mi piaceva molto quando entrava in segretaria con la sua pelliccia, era festosa, loquace e mi chiamava “cara”: cara Vanna, sono venuta a firmare! Era puntuale, precisa, ma con leggerezza e aveva sempre qualcosa da raccontarmi, persino di problemi linguistici giapponesi, che io non capivo, ma lei sapeva che l’ascoltavo volentieri. Per venire in segreteria bisognava fare le scale e a volte ero un po’ in pensiero perché mi sembrava che facesse fatica, io e Milena, l’altra segretaria, ci guardavamo come per dire: “per forza, con quella mole!” Sì è vero, la sua mole era imponente, ma le stava bene, così era lei, la signora Sandri, la signora Sandri che non se ne preoccupava e di certo non se ne lamentava. C’era una cosa che non capivo, non mi parlava dei suoi viaggi in Giappone e infatti non seppi mai che tipi di viaggio fossero, ma credo che le piacessero perché ritornava ancor più allegra del solito. Diventammo amiche e per Sant’Ambrogio e l’Immacolata, quando apriva la sua casa agli ospiti in un modo magnifico, ricco ed elegante, mi invitava sempre, insieme alla mia famiglia. La casa era aperta dalle 8.30 del mattino fino a sera inoltrata: se si andava di mattina, nelle varie sale, sui tavoli, era pronta la colazione; lo stesso a mezzogiorno per il pranzo, per la merenda nel pomeriggio e per la cena alla sera. L’abbondanza e la disposizione di tutte le cose sono ancora per me un bellissimo ricordo. Quando poi andavo a trovarla nel monolocale in cui si era ritirata, temevo che Giancarla si sentisse in imbarazzo per questo grande cambiamento di vita, invece no, era sempre tranquilla e allegra, proprio come quando veniva in segreteria ed eravamo tutte e due giovani: “Sono venuta a firmare, cara Vanna”. Mi regalava i libri che scriveva, “Il mio amico I CHING” me lo mandò nel 2015 con dedica e sotto alla sua firma mi scrisse “per te sempre Giancky!” Indimenticabile signora Sandri.

Vanna Scolari Ghiringhelli

Nicoletta Spadavecchia ricorda ...

Mi ritorna tra le mani una lettera del novembre 2000 firmata Giancky -una delle ultime che ho conservato- con il ricordo dei quasi tre decenni trascorsi da colleghe all’IsMEO-IsIAO di Milano, un bel balzo indietro dato che ho lasciato l’insegnamento una decina d’anni fa. In effetti, la frequentazione con Giancarla Sandri risale almeno a un decennio prima, quando iniziammo a fare le pendolari tra Milano e Venezia come matricole alla facoltà di Lingue Orientali di Ca’ Foscari. Ci iscrivemmo insieme nel lontano 1967. Ricordo i lunghi viaggi in treno fatti insieme, quasi sempre l’andata e ritorno in giornata, per seguire qualche lezione che non potevamo assolutamente perdere. Pare un’impresa “pazzesca”, soprattutto ora che gli studenti sono obbligati a una presenza on-line. Il mezzo secolo che mi separa da quei tempi mi fa sentire davvero fuori data… Dopo i quattro anni di corso, nei quali le nostre uscite insieme si diradarono per gli impegni lavorativi di Giancarla, e i due anni successivi in cui andai in Giappone per studio, i nostri percorsi si incrociarono di nuovo quando -come già ho ricordato- entrambe iniziammo a insegnare alla Sezione Lombarda dell’IsMEO. Furono anni di soddisfazione -sono certa anche per lei-, in cui ciascuna delle due si dedicò ai propri studi e alle sperimentazioni sul campo. A prova del successo di Giancarla rimangono i tanti ricordi affettuosi e ammirati dei suoi studenti e le numerose pubblicazioni sulla cultura giapponese, sempre originali nell’approccio al Paese, nel materiale documentaristico e nella metodologia interpretativa. Ha lavorato davvero tanto, Giancarla, per divulgare la conoscenza del Giappone in Italia e lo ha fatto con intelligenza e con evidente trasporto affettivo. E anche quella lettera del 2000, che accompagnava il suo GIAPPONE FULL IMMERSION, era un segno di affetto per il Paese amato e si concludeva con un ringraziamento a me, per le parole di apprezzamento che le avevo scritto. A te, cara Giancky, non posso che rivolgere un grazie di cuore per l’amicizia che mi hai dimostrato e per le tante esperienze condivise, che ricordo con piacere e nostalgia.

Nicoletta Spadavecchia

Andrea Pancini ricorda ...

Le immagini del nostro primo incontro nel 2003 rimangono indelebili. Ero fresco di diploma, e ci conoscemmo per puro caso nella sua casa estiva nel piacentino, a Vernasca, dove allora lavoravo per un agriturismo. Mi colpì immediatamente per la simpatia e per la profonda conoscenza del Giappone. Soprattutto, diventò mentore per il mio - allora in fasce – interesse per il Sol Levante. Mi disse immediatamente: “se ti interessa il Giappone, va’ e tocca con mano, come ho fatto io.” Giancky fu molto sorpresa quando seppe che grazie ai suoi consigli, pochi mesi dopo la nostra conoscenza, avevo lasciato il mio lavoro per andare a studiare all’IsIAO di Milano, e che poi mi sarei trasferito a Tokyo per due anni. Oggi, nel mio insegnamento della lingua e della cultura giapponese, mi trovo spesso a seguire il suo esempio. Cerco di attingere, più che dai testi, dalla vita vissuta in Giappone e cerco di trasmettere le esperienze preziose che gli amici giapponesi mi hanno donato in questi anni. Il mio spirito e quello di Giancky sono sempre stati affini, e rileggendo ora i numerosi libri autografati che mi regalava con affetto, è come se mi ritrovassi a chiacchierare con la mia vecchia amica. Insegnare ancora presso il Comune di Milano, sulla cattedra che per più di trent’anni fu sua, è davvero un grande onore e privilegio. Dei nostri lunghi pomeriggi di chiacchiere nella sua casa milanese di Via Inama, ricordo bene i suoi racconti. La sua carriera come insegnante di giapponese cominciò molto presto. Nel 1960, avendo passato durante gli anni Cinquanta diverse estati in Giappone, aveva imparato la lingua ed era già perito ufficiale del tribunale. Il Comune di Milano aveva bisogno di un insegnante di giapponese e così Giancky si aggiudicò la cattedra. I suoi corsi erano piuttosto particolari per l’epoca: già utilizzava filmati e lucidi. Giancarla infatti era sempre stata dell'idea che prima di tutto bisognasse far parlare gli studenti, e poi perfezionare gli studi grammaticali. Non partiva come si usava allora dall'analisi e dalla traduzione di un testo scritto, ma mostrando subito un documentario di un incontro. In poco tempo i suoi ragazzi erano già in grado di presentarsi in giapponese, e questo aumentava il loro desiderio di continuare. In effetti insegnare giapponese per il Comune le aveva dato sempre un grande piacere e una grande gratificazione, grazie all'entusiasmo e la passione degli studenti. Ricordo anche un aneddoto divertente che riguarda uno dei suoi ragazzi. Lo studente le disse che sarebbe andato in Giappone. Siccome era molto diligente e aveva ottimi risultati, Giancarla, che era sempre pronta a sostenere i suoi allievi più meritevoli, lo indirizzò presso degli amici, mentre lei l'avrebbe raggiunto qualche settimana dopo. Arrivata a Tokyo, Giancarla incontrò la sua amica e le chiese come stava lo studente. Lei le rispose: "È stato sgarbato. Alla sera non faceva il bagno. Si lavava al mattino prima di uscire, come se la mia casa fosse immonda.” A quel punto Giancky si ricordò: quell'anno a lezione, aveva fatto mille raccomandazioni, però aveva dimenticato di dire agli allievi proprio che ofuro, il bagno, di solito non si fa mai al mattino, ma sempre di sera! Ed era proprio durante i suoi viaggi estivi a Tokyo che Giancarla si riforniva di materiali didattici. Per i corsi si avvaleva di documentari video e di manuali che venivano utilizzati nelle scuole giapponesi, assieme a materiale fotografico riguardo a templi famosi e matsuri, per dare anche un’infarinatura di cultura. L’ultima volta che ci incontrammo davanti a una pizza, già cinque anni fa, mi disse di essere molto soddisfatta del lavoro che aveva fatto. Giancarla era una donna che non guardava la fatica, ma guardava i risultati. Lo dimostra l’affetto con cui i suoi allievi, a distanza di decenni, la salutavano incontrandola per strada. Ebbe anche la soddisfazione di sistemare alcuni studenti meritevoli in importanti ditte giapponesi. Le sue lezioni erano l'incontro in forma umana di un essere con l'altro, dove nessuno era superiore all'altro, ma intraprendeva un'attività di scambio. Dare e ricevere reciprocamente. Grazie di tutto Giancky, e fa’ buon viaggio.

Andrea Pancini

 

Autrice di saggi, articoli su riviste e testi riguardanti l'Estremo Oriente, si è dedicata negli ultimi anni alla stesura di libri divulgativi di questa area per la casa editrice Zephyro (di cui possiamo vedere alcuni titoli).


Il canone Yin Fu Ching. Radice del taoismo filosofico (2009)
L'importanza di questo testo è data dal sostantivo "Ching" che nel nostro idioma viene tradotto semplicemente libro, mentre i Cinesi ritengono questi testi espressione di alta e antica tradizione.
Per meglio comprendere la loro influenza, massima dopo massima, riporta delle voci riscontrabili nelle opere dei tre Padri del Taoismo, ovvero Lao-tzu, Chuang-tzu e Lieh-tzu. 

 


Confucio e la sua ideologia nello scorrere dei secoli (2012)
Questo libro tratta di ciò che noi chiamiamo Confucianesimo, che è, nei suoi risvolti etico-sociologici: filosofia, religione, ideologia, politica amministrativa, modello di armonia e di pace per ogni ceto sociale. Una teoria di vita che è soprattutto una aspettativa, raramente una realtà raggiunta. Anche i comunisti subito dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese ebbero un certo interesse per i Confucianesimo e alcune massime di Confucio vennero citate nei primi testi di Mao Zedong, ma poi fu sconfessato come espressione del potere borghese del mandarinato. Il Confucianesimo oggi si trova forse in una crisi che coinvolge tutto il mondo e che subirà ulteriori rettifiche, ma non finirà, perché costituisce la genia profonda dell'uomo del Regno di Mezzo.

 


Cerimonia del the fiore del buddismo zen (2013)
La cerimonia del the è realmente un fiore del buddismo giapponese zen. Quelle movenze, quel luogo, quei gesti, quel silenzio... Ai due capitoli che descrivono la cerimonia del the, sono premesse alcune essenzialità dello zen, questa via di realizzazione che abbraccia in un perfetto sincretismo il sentire degli avi, la tradizione antica di un Paese che ama migliorarsi, che fa della natura e del quotidiano una unità perfetta.

 


Aspetti della pittura di paesaggio tra Oriente e Occidente (2015)
Questo libro è scritto in tandem da due persone e comprende una prima parte in cui i primi quattro capitoli trattano la tecnica e il profondo significato del paesaggio monocromo, in inchiostro di china, tipico di un particolare periodo della Cina, nonché l'ulteriore evoluzione in Giappone del paesaggio e dei dipinti con l'inchiostro di china. La seconda parte riporta un excursus di grande interesse del percorso paesaggistico dell'arte pittorica Occidentale, da sfondo funzionale diviene soggetto autonomo secondo l'evoluzione della mentalità imperante attraverso i secoli.

 

 

Area: 
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