Xinjiang, Terra di frontiera

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La più grande provincia della Cina: 1.600.000 km2 (il 16% dell’intera superficie della nazione), abitata da circa 22 milioni di persone (l’1,6% della popolazione della Repubblica Popolare). 
Lo Xinjiang è un’immensa provincia occupata per la metà da uno dei deserti più inospitali della terra, il Taklamakan, che nel corso della storia ha funto da cuscinetto naturale per difendere, attenuare e assorbire eventuali invasioni dirette verso il Celeste Impero che provenivano da occidente.
Per secoli la sua popolazione, gli uiguri, si è governata in modo autonomo: una sorta di federazione formata da tribù nomadi che, pur avendo formato imperi (peraltro molto fluidi dal punto di vista amministrativo), trovavano la loro unità solo quando il pericolo esterno si faceva incombente.
Il nomadismo e il forte senso di indipendenza non aveva mai dato loro una vera coscienza nazionale; così oltre quando l’islam varcò i contrafforti del Karakorum divenne, assieme alla lingua, il naturale collante che ancora oggi lega queste popolazioni turcofone a quelle del Centro Asia.
L’annessione avvenuta nel XVIII secolo da parte della Cina di quello che era chiamato Turkestan Orientale, cambiato in Xinjiang (Nuova frontiera) dalla dinastia Qing, determinò l’inizio di un nuovo corso storico, politico e, soprattutto, sociale per le popolazioni uigure.
Con l’avvento della Repubblica Popolare si cercò di assimilare gli abitanti con politiche di colonizzazione forzata, trasferendo milioni di han nella regione, e di sedentarietà rivolte verso gli uiguri.
Gli immensi territori desertici furono la culla ideale per il programma nucleare avviato da Mao Zedong.
Il crollo dell’URSS e l’allentamento del controllo sulle regioni centroasiatiche diede vigore alla rivalsa islamica che, seppur in modo meno profondo, attecchì anche tra gli uiguri forzando il sentimento nazionalista e, soprattutto, anticinese.
Così nello Xinjiang han e uiguri si fronteggiano, anche violentemente senza che l’opinione pubblica occidentale se ne sia mai interessata come, invece, è stato per il problema tibetano.
Il governo cinese, nella speranza di “comprare” l’acquiescenza degli animi, ha investito nello Xinjiang più di ogni altra regione, in particolare nel settore delle energie alternative e nelle infrastrutture. Come accaduto in Tibet, però, anche gli uiguri vedono questo impegno economico come un modo per sradicare la loro cultura.

Piergiorgio Pescali collabora con radio, riviste, quotidiani e network radiotelevisivi in Europa ed in Asia tra cui la CNN, BBC, Radio Vaticana, Rai Radio 3, Avvenire, Il Manifesto, Missioni Consolata.
Sud Est Asiatico, penisola coreana e Giappone sono le zone geografiche che frequenta con più assiduità, anche se non disdegna il Medio Oriente e il Sudtirolo.
In Cambogia, nel corso degli anni Novanta tesse rapporti sempre più frequenti con i Khmer Rossi, riuscendo a incontrare e intervistare i massimi dirigenti del movimento, incluso Pol Pot.
È in Birmania nel 1988 quando Aung San Suu Kyi entra in politica facendole la prima di una lunga serie di interviste che si protraggono ancora oggi. Dato che in Italia il futuro premio Nobel era allora sconosciuta agli esperti del settore, nessuna redazione si disse interessata a pubblicare la sua prima intervista. Continuò (e continua) comunque a frequentare il Paese recandosi anche in zone proibite agli stranieri.
Dal 1996 è regolare visitatore della Corea del Nord e ne testimonia i drastici e veloci cambiamenti che stanno delineando lo sviluppo sociale, politico e economico della nazione asiatica. Non crede alla possibilità di una guerra nucleare e tantomeno alla Terza Guerra Mondiale.
Ha effettuato diversi reportage anche nello Xinjiang, Tibet, Nepal, Afghanistan, Iraq, Iran.
Nel suo girovagare ha perso o si è fatto rubare diversi passaporti, si è fatto espellere dal Myanmar della giunta militare, ed è stato imprigionato in Cambogia e (ingiustamente) in Finlandia. In Italia ha pubblicato “Indocina”, “Il custode di terra santa”-un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa e “S-21, nella prigione di Pol Pot”. In collaborazione con altri autori ha scritto capitoli di libri sul Myanmar, Corea del Nord, Cambogia.
Nel tempo libero sta scrivendo una biografia di Aung San Suu Kyi e un libro sulla fisica delle particelle al CERN di Ginevra. 
E’ In uscita il suo nuovo libro sulla Corea del Nord di Kim Jong Un.
Da anni sta inoltre cercando di immortalare con la sua macchina fotografica i luoghi della Shoah pur sapendo che sarà arduo portare a termine il lavoro.
Facebook: https://www.facebook.com/piergiorgio.pescali

Data: 
Giovedì, 4. Aprile 2019 - 18:00
Sede: 
Casa della Cultura – Via Borgogna 3, Milano MM1 San Babila
Ciclo: 
Minoranze etniche nell'Asia che cambia
Relatori: 
Piergiorgio Pescali
Area: 
Cina